giovedì 29 maggio 2008

Un Project Financing per il Margherita

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Nel capitolo buio dei teatri baresi sembra finalmente aprirsi un barlume di speranza per il futuro del Teatro Margherita, gioiello dell’architettura Liberty e contemporaneamente “schiaffo” alla città da oltre trent’anni.

Costruito sulle ceneri del “Varietà Margherita”, teatro in legno edificato nel 1910 e dato alle fiamme da mani ignote poco meno di un anno dopo, quasi un presagio delle tristi sorti di un altro dei teatri di Bari. Il Kursaal Margherita fu inaugurato nel 1914 con una programmazione di varietà dei migliori numeri del Cafè-chantant. La vita del Margherita, tuttavia, è stata tutt’altro che facile. Prima ancora che le fondamenta fossero gettate, il progetto di Francesco De Giglio si dovette scontrare con l’accordo tra Comune di Bari e Petruzzelli che impediva la costruzione di altri teatri sul suolo comunale. A questo impedimento si trovò una soluzione tutta italiana che ne fa l’unico teatro europeo costruito su palafitte, quindi “extra menia” su territorio demaniale marittimo, nonché una delle prime costruzioni in calcestruzzo. Destinato prima a Museo Storico nel 1921, poi a Garrison Theatre, sede delle forze ausiliarie e club per l’intrattenimento delle forze anglo-americane nel 1943, il Margherita fu danneggiato dal bombardamento del 1943 e dall’esplosione della nave Henderson del 1945. La vera disgrazia doveva ancora arrivare. Dopo essere stato gestito come cinema dalla Società Orfeo, venne restituito al Demanio nel 1979, da allora prima inutilizzato, poi “impacchettato”, ora finalmente in fase di avanzato restauro.

La nuova speranza per il Margherita potrebbe venire da un’idea dell’Architetto Ruggero Martines, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, come appare da una bozza di bando pubblicata sul sito internet della Direzione Regionale teso a coinvolgere i privati nella gestione del Teatro. Lo strumento è quello del Project Financing, ossia un’operazione di finanziamento a lungo termine che consiste nell'utilizzo di società private per mantenere separati gli assets del progetto da quelli dei soggetti proponenti l'iniziativa d'investimento (i cosiddetti "promotori").

 

Il resto dell'articolo sarà disponibile sul numero di giugno di "Bari, ieri oggi domani"

1 commento:

M.L. ha detto...

Essendo a distribuzione gratuita, non c'è conflitto di interessi :-P