venerdì 9 maggio 2008

Le dittatoriali “Bir-manie” del Regime Militare di Myanmar e la situazione post-Nargis

La Leggenda: « Ci fu un tumulto fra uomini e spiriti ... i raggi emessi dai capelli penetrarono su per i paradisi e giù per gli inferni ... i ciechi osservarono gli oggetti ... il sordo scoltò i suoni ... il muto parlò distintamente ... la terra tremò ... i venti degli oceani soffiarono ... il Monte Meru si scosse ... i fulmini non lampeggiarono ... piovvero giù gemme ... tutti gli alberi dell'Himalaya, pensati non in stagione, generarono fiori e frutti ».

(Fonte: Wikipedia)


E' quello a cui assistettero due fratelli mercanti circa 2500 anni fa in Birmania, quando, individuata la collina di Singuattara, luogo sacro dove fu

costruita la Pagoda Shwedagon (monumento buddista), depositarono otto dei capelli che Guatama Buddha (Siddhartha, fondatore del Buddismo) aveva donato loro per serbarli a quelle terre a lui care.

La splendida Pagoda domina lo skyline della città di Yangon, dal 2006 non più capitale politica del paese.

Il passaggio del ciclone Nargis tra il 2 e 3 maggio scorsi non ha intaccato il suo splendore.

Il passaggio del ciclone Nargis l'ha resa, come non mai, punto di partenza per ricominciare.

La gente di Yangon è li….non ci sono cifre certe, non ci sono dettagli…qualcuno parla di decine, altri di centinaia di migliaia di vittime: tutte le informazioni che ci giungono da questo paese sono oggetto di manipolazioni da parte delle abili menti del Regime Militare che governa il paese dal 1988.

Un regime militare che non vuole contatti con il resto del mondo.

Un regime che ha privato la popolazione della propria libertà controllando gli schieramenti politici.

Un regime che si permette di rifiutare e sequestrare gli aiuti umanitari.

Un Regime che impone con forza la cattiveria in un momento critico anche per la sua stessa stabilità.

Tutto questo alla vigilia dei referendum per l’approvazione della Costituzione Nazionale:

non possiamo sapere se è il tragico prologo di una possibile quanto difficile rinascita,

sappiamo però che la speranza

di poter rivivere la Leggenda, nel popolo birmano che soffre, non morirà mai.

1 commento:

M.L. ha detto...

Per prima cosa un grazie Michele, sei ufficialmente il primo "collaboratore" a postare autonomamente.

Tornando al tema del tuo post, la situazione è decisamente drammatica. Il Governo di Myanmar, ancora una volta, dimostra il suo assoluto disinteresse verso il popolo che dovrebbe rappresentare e proteggere.
Durante le rivolte di alcuni mesi fa, sono stato in contatto con una ragazza birmana emigrata per lavoro e ho avuto modo di avere alcune notizie di "prima mano" durante la repressione.
Mi diceva che la sua famiglia era terrorizzata e che durante le (rare) telefonate, non potevano mai parlare della situazione in Myanmar per paura di ritorsioni del governo. La gente vive sotto un costante controllo del regime.
Francamente non mi stupisce quello che sta accadendo adesso con gli aiuti umanitari... e non mi stupisce neanche il "calendario delle priorità" dell'Occidente.
Siamo davvero sicuri che l'Iraq di Saddam, ad esempio, fosse davvero il posto nel mondo in cui fosse più necessario "esportare la democrazia"?
Forse mi sfugge qualcosa... ma non ho mai sentito parlare di giacimenti di petrolio in Myanmar... naturalmente sono solo coincidenze.
Nel frattempo a Naypyidaw è purtroppo il caso di dire che "piove sul bagnato"...