lunedì 28 luglio 2008

Cannocchiale archeologico

museo

Sono passati più di quindici anni da quando il Museo Archeologico di Bari ha chiuso di battenti della sua storica sede nel Palazzo dell’Ateneo, in una città che, ancora una volta, sembra aver abdicato alla cultura. Negli ultimi mesi il bando del concorso internazionale, indetto dalla Provincia di Bari, sembrava andare nel senso di una prossima riapertura del Museo nel complesso di Santa Scolastica. Le firme dei progettisti che hanno partecipato al bando sono tra le più autorevoli dell’architettura internazionale, da Gae Aulenti, Legion d’Onore francese e firma del Museo d’Orsay di Parigi, a Luca Zevi, Jean Michael Wilmotte, Franco Purini, Alberto Ferlenga e il giapponese Kengo Kuma, solo per citarne alcuni. Ad aggiudicarsi il primo posto è stato il progetto dell’Architetto Cesare Mari del bolognese Panstudio, noto alla dirigente responsabile del futuro Museo Archeologico, Emanuela Angiuli, con cui aveva già collaborato nella realizzazione di progetti precedenti. Elemento caratterizzante del progetto di Mari è un “tubo” a sezione rettangolare color corallo poggiato sul complesso di Santa Scolastica. L’interpretazione dell’elemento architettonico da parte del progettista è quella di un “cannocchiale” ideale che congiunga visivamente il porto e la città vecchia; un “pugno nell’occhio” per i critici del progetto. È proprio il “cannocchiale” l’oggetto del contendere e la causa di tutte le polemiche che da diversi mesi vedono scontrarsi a colpi di articoli e comunicati stampa il Presidente della Provincia Divella, urbanisti ed esperti di chiara fama e i membri della Commissione che ha esaminato i progetti. Lo stesso presidente della commissione, il Prof. Amerigo Restucci, ha sconfessato il voto della commissione dichiarando la proposta di Mari in violazione della <<Carta del Restauro>>. Il “tubo” color corallo, infatti, oltre ad essere assolutamente inutile dal punto di vista espositivo, si tratterebbe infatti di non più che un corridoio di collegamento tra le due scale del Museo, costituirebbe un elemento particolarmente invasivo dello sky line del borgo antico, visibile da ogni punto della città vecchia. Una struttura che, dimentica dei luoghi e del monumento, prevale sul complesso di Santa Scolastica, ridotta a mera cornice di quella che appare come la sola volontà di lasciare un segno visibile e non molto di più.

 

L'articolo completo sul numero di Luglio di "Bari, ieri oggi domani"

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